Videogiochi e Antropocene: come i mondi virtuali plasmano il nostro futuro

Esploriamo come i videogiochi, da 'Frostpunk' a 'Lichenia', influenzano la nostra percezione della crisi climatica e offrono spunti per un futuro sostenibile, analizzando l'impatto sociale, economico e politico del medium videoludico.

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  • Frostpunk: Mantenere alta la 'speranza' è cruciale per la sopravvivenza.
  • Lichenia: Un city builder per creare città vivibili nel caos climatico.
  • Civilization VI: Gestire la produzione di CO2 e affrontare eventi imprevisti.

L’influenza dei videogiochi sull’era dell’antropocene

L’antropocene, definita come l’epoca geologica in cui l’attività umana domina l’ecosistema terrestre, è un tema sempre più centrale nel dibattito culturale contemporaneo. La percezione di un futuro segnato da crisi ambientali spinge la società a interrogarsi sul ruolo dell’uomo e sulle possibili soluzioni. In questo contesto, i videogiochi, spesso relegati al ruolo di semplice intrattenimento, emergono come un medium in grado di modellare la nostra comprensione del presente e del futuro.

I giochi di simulazione e strategia, in particolare, offrono una piattaforma interattiva per sperimentare* le conseguenze delle decisioni umane sull’ambiente. Titoli come *SimEarth* e *Civilization VI: Gathering Storm consentono ai giocatori di controllare interi ecosistemi e civiltà, affrontando sfide come il riscaldamento globale, l’inquinamento e la gestione delle risorse. Sebbene questi giochi simulino la realtà scientifica, possono anche distorcerla, creando scenari apocalittici che spingono i giocatori a confrontarsi con le implicazioni più estreme delle loro azioni.

Un esempio emblematico è Frostpunk, un titolo che pone il giocatore alla guida di una comunità impegnata a sopravvivere a una nuova era glaciale. In questo scenario, i giocatori devono prendere decisioni difficili, scegliendo chi salvare e chi sacrificare per il bene comune. Frostpunk mette in discussione i sistemi di valori e l’etica che guidano le nostre azioni di fronte alla potenziale fine del mondo. La necessità di mantenere alta la “speranza” all’interno della comunità diventa una meccanica di gioco fondamentale, evidenziando come la società possa reagire in situazioni di collasso ambientale. Il gioco non è esente da critiche: alcuni giocatori lamentano una eccessiva semplificazione delle dinamiche sociali e una visione pessimistica del futuro. Altri, invece, apprezzano la capacità del titolo di stimolare una riflessione profonda sulle priorità dell’umanità.

Al contrario, altri videogiochi offrono la possibilità di esplorare soluzioni alternative e immaginare un futuro più sostenibile. Lichenia, ad esempio, si presenta come un “city builder per l’antropocene”, in cui i giocatori devono operare e manipolare un paesaggio contaminato, con l’obiettivo di creare ambienti urbani vivibili nel mezzo del caos climatico. Questo gioco sfida le convenzioni dei tradizionali simulatori di città, richiedendo ai giocatori di interpretare sistemi complessi e dinamiche non lineari. La sua natura free-to-play lo rende accessibile a un vasto pubblico, ma la mancanza di una guida chiara può risultare frustrante per alcuni giocatori.

La percezione del non umano attraverso i videogiochi

Secondo Matteo Lupetti, autore di “Udo – Guida ai videogiochi nell’antropocene”, i videogiochi possono essere interpretati come “oggetti digitali non identificati” (Udo) che ci connettono con ciò che non è umano. Questa prospettiva innovativa suggerisce che i videogiochi offrono un’opportunità per sfidare la nostra presunzione di controllo sulla realtà e per riconoscere l’autonomia e la capacità di azione del non umano. L’approccio di Lupetti si basa su un’analisi critica del medium videoludico, considerando il suo impatto sociale, economico e politico. Il libro invita a considerare il videogioco oltre i limiti dello schermo, prendendo in considerazione le forze produttive che lo modellano e il controllo a cui è sottoposto.

Lupetti sottolinea come il videogioco sia il risultato di una collaborazione tra linee di codice e circuiti, che si traducono in immagini fruibili attraverso un monitor. Tuttavia, invita ad andare oltre questa visione superficiale, esplorando la queerness del videogioco, intesa come deviazione dalla norma socialmente accettata. In questo contesto, i bug e i glitch assumono un significato particolare, rappresentando errori che il software esegue correttamente, ma che sfuggono al controllo umano. L’autore fa riferimento al Minus World* di *Super Mario Bros., un livello inesistente creato da un errore di programmazione, come esempio di un mondo che sfida le nostre aspettative.
La critica di Lupetti non risparmia neanche il sistema di controllo, il gamepad, che condiziona profondamente ciò che il videogioco può fare e ciò che noi possiamo fare con esso. L’autore sottolinea come il gamepad sia diventato uno standard talmente radicato da essere integrato anche in contesti militari, evidenziando l’influenza della norma sui contenuti del videogioco. Questa analisi critica solleva interrogativi importanti sul ruolo del videogioco nella società contemporanea e sul suo potenziale per sfidare le convenzioni sociali.

Lo stesso autore spiega che il libro è il risultato di un percorso di ricerca personale. Udo* segue il suo percorso, con momenti di approfondimento e altri più accelerati. L’idea è di creare un ritmo simile a quello del videogioco The Evil Within 2: con momenti lineari e altri più *open world, più esplorativi.

Videogiochi come strumenti di comunicazione scientifica

La comunicazione efficace della crisi climatica rappresenta una sfida cruciale per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere azioni concrete. In questo scenario, i videogiochi emergono come potenziali strumenti di comunicazione scientifica, offrendo esperienze interattive e coinvolgenti che consentono ai giocatori di comprendere le complessità del cambiamento climatico e le possibili soluzioni. Creando mondi virtuali in cui le conseguenze delle nostre azioni sono immediatamente visibili, i videogiochi possono superare le barriere della dissonanza cognitiva e motivare i giocatori a impegnarsi per un futuro più sostenibile. L’immersività del medium* videoludico consente di *sperimentare in prima persona gli effetti del cambiamento climatico, generando un impatto emotivo che può tradursi in una maggiore consapevolezza e in un cambiamento di comportamento.

Tuttavia, è fondamentale che i videogiochi siano progettati con rigore scientifico e che evitino di semplificare eccessivamente le dinamiche ambientali. La rappresentazione accurata dei dati e dei modelli scientifici è essenziale per garantire che i giocatori acquisiscano una comprensione corretta del problema. Allo stesso tempo, è importante che i videogiochi siano in grado di comunicare la complessità del cambiamento climatico in modo accessibile e coinvolgente, evitando toni allarmistici o eccessivamente pessimistici. Un approccio equilibrato, che combini rigore scientifico e storytelling* efficace, può rendere i videogiochi strumenti preziosi per la comunicazione ambientale.

Alcuni titoli, come Alba: A Wildlife Adventure, si rivolgono a un pubblico più giovane, sensibilizzando i bambini sull’importanza della tutela dell’ambiente attraverso un *gameplay semplice e coinvolgente. In questo gioco, i giocatori devono raccogliere firme per impedire la costruzione di un hotel di lusso che minaccia una riserva naturale. Attraverso una serie di missioni secondarie, come la pulizia dell’ambiente e il salvataggio di animali, i giocatori imparano l’importanza delle buone azioni per la salvaguardia del pianeta. Questo approccio ludico può contribuire a creare una nuova generazione di cittadini consapevoli e impegnati nella tutela dell’ambiente.

Va comunque considerato che la crisi climatica può essere affrontata dai videogiochi con una buona dose di cinismo pratico, come nel caso di Civilization VI: Gathering Storm. Questa espansione introduce la necessità di tenere sotto controllo la produzione di co2, ma anche l’entrata in scena di fenomeni imprevedibili come siccità e tempeste improvvise, così come soluzioni relativamente innovative come le barriere anti-inondazione.

I nostri consigli

I videogiochi offrono un’opportunità unica per esplorare le sfide ambientali del nostro tempo, sperimentare soluzioni alternative e immaginare futuri diversi. SimCity, pietra miliare dei simulatori urbani, offre ai giocatori la possibilità di creare e gestire città, affrontando problemi come l’inquinamento, il traffico e la gestione delle risorse. Questo gioco, pur non essendo esplicitamente incentrato sul cambiamento climatico, consente ai giocatori di sperimentare le conseguenze delle loro decisioni sull’ambiente e di sviluppare strategie per creare città più sostenibili. Anche Cities: Skylines* offre ampie opportunità per la progettazione urbana sostenibile.
Se sei un giocatore occasionale, ti consigliamo di provare
Minecraft. In questo gioco, puoi creare il tuo mondo virtuale, costruendo case, coltivando cibo e interagendo con altri giocatori. *Minecraft offre un’opportunità per imparare a gestire le risorse in modo sostenibile e per creare comunità virtuali che rispettano l’ambiente.
Per i giocatori più esperti, consigliamo di esplorare le mod* create dalla comunità di *Minecraft*. Esistono numerose *mod che introducono nuove meccaniche di gioco legate al cambiamento climatico, come l’aumento del livello del mare, la desertificazione e gli eventi meteorologici estremi. Queste mod offrono un’esperienza di gioco più complessa e stimolante, consentendo ai giocatori di sperimentare le conseguenze del cambiamento climatico in modo più realistico.

In definitiva, i videogiochi possono essere uno strumento prezioso per comprendere meglio il nostro posto nel mondo e per prendere decisioni più consapevoli per il futuro del pianeta. Che tu sia un giocatore occasionale o un esperto, ti invitiamo a esplorare i videogiochi che trattano il tema del cambiamento climatico e a riflettere sul ruolo che puoi svolgere per creare un futuro più sostenibile.


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